Riorganizzazione delle forme di lavoro subordinato "atipiche"
L'introduzione delle nuove forme di lavoro subordinato in Italia ha e sta cambiando, di fatto, il volto di questo Paese.
Come troppo spesso accade, infatti, l'introduzione di uno strumento potenzialmente utile, ovvero forme di lavoro subordinato flessibili (contratti di collaborazione continuativa, poi contratti di collaborazione a progetto), ha portato ad abusi dello strumento stesso, per l'eccesso di "deregulation" e per la cattiva progettazione degli strumenti in sé.
E' normale che le aziende abbiano esigenze di forza lavoro extra in momenti di picco di "produzione" latu sensu e che possano necessitare, per far fronte a tali picchi, di lavoro temporaneo, senza doversi vincolare a tempo indeterminato.
E' pur vero che, nella prassi, gli strumenti di flessibilità del lavoro siano stati troppo spesso utilizzati in maniera de facto sostitutiva del classico lavoro dipendente, risultando i contratti a progetto decisamente vantaggiosi, sia in termini di costo che di potere nei confronti del lavoratore.
Questi abusi stanno quindi portando progressivamente a una precarizzazione che tende a diventare "di massa", con effetti sociali potenzialmente devastanti sul medio periodo.
La proposta che scaturisce da tali considerazioni è quindi quella di riorganizzare e regolamentare le nuove forme di lavoro introdotte negli ultimi dieci anni, lasciando la possibilità di utilizzare tali forme contrattuali a fronte di *reali* esigenze temporaneee, rendendo però di fatto sconveniente l'utilizzo dei contratti temporanei su periodi medio-lunghi.
Si propone quindi di introdurre delle tabelle di equivalenza tra mansioni del lavoratore temporaneo e quelle previste dai contratti collettivi nazionali di categoria; a parità di mansioni, il lavoratore temporaneo percepirà uno stipendio netto pari ad almeno il 150% del minimo sindacale previsto per un suo pari livello con contratto dipendente a tempo indeterminato.
Inoltre, il datore di lavoro dovrà versare un 50% di contributi previdenziali in più rispetto ad un
pari livello con contratto di lavoro dipendente; tale surplus andrà ad alimentare un fondo previdenziale che garantirà un sussidio di disoccupazione a chi dovesse rimanere senza lavoro a seguito della cessazione di un rapporto di lavoro a progetto.
Per finire, il datore di lavoro che dovesse convertire un contratto di collaborazione a progetto in un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato avrà sgravi fiscali sulla parte contributiva del costo del lavoro pari al 30% per un periodo pari a due anni.
La presente legge ha comunque la forma di legge quadro e delega il Governo a fissare ulteriori dettagli in fase di decreto attuativo, nel rispetto dei principii base, qualitativi e quantitativi, espressamente dichiarati in questo testo.
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Autore: Mazzini
Voti totali ricevuti: 12
Termine delle votazioni: 17/06/2008 17:17:55
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Eisto delle votazioni:
APPROVATA
(Voti favorevoli: 7.
Voti contrari: respingo=5, irrealistica=0, copiata= 0.)
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COMMENTI
| GAMoN (08/06/2008 02:18:04) - Buona proposta, ma coglie nel segno solo a metà. I co.co.co e co.co.pro. esistono per due motivi: costano meno di un dipendente e lasciano libertà di licenziamento. Io, oltre al maggior costo degli atipici, proporrei anche libertà di licenziamento dei dipendenti, in cambio di un periodo di prova più lungo (un anno) e di una buonuscita commisurata agli anni di servizio. Lascerei la normativa invariata solo per gli over 40 (che potrebbero accettare volontariamente, in cambio della buonuscita). |
| Catan (08/06/2008 09:09:26) - La legge va troppo a discapito delle aziende: se ho un'azienda si presuppone sia a scopo di lucro e se mi arriva il picco di richieste voglio comunque lucrarci sopra sennò il picco per me diventa un porblema più che un guadagno; credo che attualmente come siano gestiti i vari tipi di contratti a tempo determinato siano ottimi: se per loro sei effettivamente essenziale ti assumono sennò dritto a casa. Credo sia anche un buon metodo per spronare la gente a lavorare meglio. Respingo. |
| MassiGrassi (09/06/2008 09:35:41) - A mio avviso i contratti atipici sono una buona modalità di gestione dei contratti. Il problema, che evidenzi anche tu, è la gestione dei reali casi in cui c'è necessità di applicarli. Mi viene naturale pensare che sia meglio potenziare gli strumenti di controllo più che aggiungere paletti più o meno onerosi e più o meno burocratizzanti alle aziende. Interessante la parte degli incentivi alla trasformazione della tipologia di contratto. |
| Vav (10/06/2008 09:38:18) - Proposta troppo penalizzante per le aziende. D'accordo portare vantaggi ai lavoratori ma se le aziende iniziano ad avere piu' problemi che altro e' probabile che emerga piu' massicciamente il "nero" o che le assunzioni non vengano proprio fatte. Sono contrario alla proposta. |
| Mazzini (10/06/2008 11:17:35) - @Catan: E' chiaro che il fine aziendale è quello di fare profitto. C'è modo e modo di farlo. C'è quello troppo tipicamente diffuso in Italia di fare profitto facendo il box mover o poco più e trattando i lavoratori, per l'appunto, alla stregua di box. C'è una maniera sana di fare profitto che prevede la creazione di prodotti/servizi ad alto valore aggiunto, con personale formato e qualificato. Un po' più difficile, certo, perchè presuppone visione strategica e volontà di reinvestire. |
| Mazzini (10/06/2008 11:19:54) - @Gamon: Certo, costano di meno e li si può licenziare. Peccato che, sul medio termine, quando il popolo italiano avrà raggiunto il limite accettabile dell'indebitamento con finanziarie e cravattari assimilati, sarà ben difficile riuscire a vendere alcunchè a chi a stento riuscirà a pagare affitto e cibo. |
| GAMoN (11/06/2008 02:02:02) - Forse non mi sono spiegato bene. Posto che i lavoratori temporanei dovrebbero costare di più (e non di meno) a un'impresa, io abolirei del tutto i contratti atipici. Qualsiasi lavoratore subordinato sarebbe quindi un dipendente e avrebbe le stesse garanzie. Per contropartita, darei alle imprese libertà di licenziamento (con buonuscita commisurata agli anni di servizio). Lascerei i contratti a tempo determinato, che non prevederebbero buonuscita ma avebbero un costo maggiore per l'azienda. |
| FiammaNera (10/10/2008 15:59:55) - Esatto, Gamon |
| abitcis (28/01/2010 13:09:48) - finalmente qualcosa per i lavoratori e non sempre gli stessi vantaggi ai "poveri" imprenditori... |
| italiadeivalori (12/09/2010 01:52:23) - ottima idea. |
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