Divieto di pubblicizzazione per i farmaci da banco
Il farmaci da banco sono medicinali il cui acquisto non è subordinato alla presentazione delle ricetta medica.
Fatta salva l'importanza di questi farmaci e la loro utilità in ogni farmacia, con il presente provvedimento si intende vietare la loro libera pubblicizzazione attraverso gli strumenti di comunicazione al grande publlico.
Ogni farmaco ha un proprio spettro di azione, un proprio principio attivo e una gamma di effetti collaterali (che possono essere probabili, possibili o rari) legati allo stato di saluta della persona che li assume e alla possibile interazione con altri farmaci.
Nell'intento di non stimolare una cultura che troppo spesso fa ricorso a medicinali (che a lungo andare indebolisce l'organismo non favorendo il naturale sviluppo di un efficiente sistema immunitario), lo spirito di questa legge è profondamente contrario alla pubblicizzazione di un farmaco che può avere effetti collaterali (anche gravi a volte) attraverso spot che solamente per obblighi legali informano sulle possibili controindicazioni velocizzando l'audio in modo da rubare meno spazio possibile, e conseguentemente soldi, allo spot.
E' superfluo ricordare che lo scopo degli spot pubblicitari è vendere, non informare; è naturale quindi che il messaggio veicolato dallo spot, anche quello per il medicinale, è portatore di emozioni che devono restar fuori dalla scelta terapeutica.
Ogni farmaco deve essere comunque acquistato in farmacia o in reparti farmaceutici di supermercati, in loco si troverà sempre un farmacista appositamente formato per dare tutte le informazioni sul farmaco e valutare quale sia il miglior medicinale da prende per il tipo di patologia riportata.
Quindi, non avendo bisogno di essere informati dalla tv dell'esistenza di una qualche malattia ma, sentendosi poco bene, recandosi in farmacia e chiedere consiglio alla persona appositamente laureata e in grado di consigliarci al meglio; si stabilisce:
- il divieto assoluto di pubblicizzare attraverso media diretti al grande pubblico i prodotti farmaceutici;
- il divieto non si estende alle riviste specializzate di medicina, chiururgia, e per gli altri campi medico sanitari.

Il provvedimento non prevede costi per lo stato, le ripercussioni saranno a carico (nel caso, visto che comunque a parità di malanni i farmaci sono gli stessi e visto che se la pubblicità pubblicità servisse a vendere più medicine il risultato sarebbe socialmente grave) delle ditte farmaceutiche che, comunque, non dovrebbero avere come fine l'utile ma la salute del paziente.
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 FiammaNera (09/06/2008 14:02:06) - to Catan: concordo
 
GAMoN (14/06/2008 22:15:05) - Anch'io ho respinto. Non è la pubblicità che promuove l'uso di medicinali quanto gli stessi medici. Chi conosce il meccanismo, sa che le case farmaceutiche "pagano" (con viaggi premio e regali costosi) i medici per prescrivere determinati medicinali. A volte esistono delle vere e proprie "quote" da raggiungere per avere i "regali". E allora viva la pubblicità e la libertà di scelta.
 
Vav (23/06/2008 17:49:08) - credo che andava un po' rivista questa legge... cosi' facendo si incide sulla libera scelta e sil libero mercato...
 
ManuelMartini (18/07/2008 03:14:42) - il problema non sono le pubblicità... non me la sento nemmeno di dare del corrotto ai medici italiani (che in genere sono persone oneste), il problema è in noi gente semplice che prendiamo l'aspirina al primo accenno di mal di testa
 
italiadeivalori (20/09/2010 23:43:29) - la penso come vav.
 


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