Riforma del sistema penitenziario
PREMESSA

A meno di due anni dal famigerato indulto, il numero di detenuti delle carceri italiane hanno di nuovo superato la capienza regolamentare. A conti fatti, l'indulto è servito solo a togliere dall'imbarazzo politici e amministratori, riversando sulle strade qualche migliaio di criminali che rapidamente stanno tornando in galera.
Già si parla di costruire nuove carceri. Ma in realtà l'istituto del carcere è ampiamente abusato.
Vi si dovrebbe fare ricorso solo quando esiste pericolosità sociale o rischio di fuga e di reiterazione del reato. Per gli altri casi, soprattutto quelli di microcriminalità bisognebbe ricorrere a misure alternative.

Osservando la composizione della popolazione carceraria

http://www.giustizia.it/statistiche/statistiche_dap/det/2006/dic/bollettino_2006.pdf
http://www.giustizia.it/statistiche/statistiche_dap/det/2007/efffetti_indulto_giugno2007.pdf

alcuni dati saltano subito all'occhio.

A Giugno 2006 (PRIMA DELL'INDULTO):
- il 36% è costituito da imputati (in attesa di giudizio!)
- il 62% è costituito da condannati
- il 2% da internati

A Giugno 2007 (DOPO L'INDULTO):
- il 58% è costituito da imputati (!!!!)
- il 39% è costituito da condannati
- il 3% da internati

Incredibile vero? Dopo l'indulto, la maggior parte della popolazione carceraria è costituita da persone in attesa di giudizio! Gente che sconta una pena preventiva.
Di questi, solo il 37% viene condannato al carcere. Il 42% viene posto agli arresti domiciliari, mentre al 23% vengono revocate le misure cautelari.

Inoltre i reati più commessi sono, nell'ordine:
- Reati contro il patrimonio: furti, truffe, frodi, ecc. (29%)
- Reati contro la persona (16%)
- Reati legati alla detenzione e traffico di armi (16%)
- Reati legati alla detenzione e al traffico di droga (15%)

Quindi almeno un terzo dei reati è di natura non violenta.

I detenuti con problemi di dipendenza sono il 27%, di cui il 21% con problemi di tossicodipendenza. Questo indica come ciò che dovrebbe fare lo "Stato sociale" viene invece fatto dallo "Stato penale".

Il numero di detenuti stranieri è il 55%, di cui imputati il 71%. Quindi vengono arrestati molti immigrati (più degli italiani) che però in gran parte vengono rilasciati. I condannati sono il 27%. Sugli italiani (45%), la percentuale dei condannati sale al 51%.
Questo dato purtroppo conferma la sensazione diffusa che la microcriminalità sia in buona parte di matrice straniera, probabilmente immigrati clandestini, dato che solo il 27% viene condannato. Per gli altri forse viene emesso un foglio di via (che praticamente è carta straccia, dato che nessuno lo fa osservare).

Sul sito del ministero della giustizia, sezione "pianeta carcere", viene riportata in evidenza la seguente frase:
"…Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…" (dall'art. 27 Costituzione)

Sacrosanto. Peccato però che il carcere di umano abbia ben poco e di rieducativo ancora meno. Ciononostante, il costo giornaliero per detenuto è di 149 euro. Un costo medio superiore a quello di un hotel a 3 stelle.
(Nota: in effetti le statistiche calcolano questo costo su una media di presenze di 51.748 detenuti, una cifra ottenuta facendo la media di tutto il 2006. Ma se si calcolano le presenze al 31 dicembre, dopo l'indulto, queste si abbassano a 39.005, per cui il costo per detenuto sale a 197 euro). Inoltre il numero degli addetti all'amministrazione penitenziaria è di 41.806: più di una persona a detenuto (a dicembre 2006).
Ma non si possono trasformare le carceri in hotel a 5 stelle, se non altro per rispetto verso le persone oneste che, lavorando dalla mattina alla sera nella la vita quotidiana, vivono con grande dignità in case che assomigliano a pensioni di quart'ordine.

E allora che si può fare?

Bisogna partire da un presupposto: un criminale è una persona che ha arrecato un danno alla società.
Anticamente i criminali venivano condannati ai lavori forzati, utilizzati come manodopera a costo zero, se non addirittura come schiavi. Ovviamente nessuno intende tornare ai tempi della schiavitù, ma bisogna ricostituire il principio per cui è il reo che deve risarcire la società, non il contrario. Questo deve automantenersi e non avere alcun costo per la collettività. Il sistema penale non deve fare le veci dello stato sociale (che pure deve esistere e farsi carico delle situazioni di disagio).
A dicembre 2006, i detenuti lavoranti sono poco meno di un terzo (31%), quasi tutti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria. Eppure l'84% è costituito da persone in età lavorativa (il 63% nella fascia centrale dai 25 ai 45 anni).

LA PROPOSTA

Tutti i condannati, in età lavorativa e in condizione di farlo, devono ricorrere al lavoro per espiare la colpa e risarcire la collettività.
Il carcere dovrebbe essere riservato solo a chi si è macchiato di delitti particolarmente gravi od efferati, a chi fa parte di associazioni a delinquere (in regime di art. 416 bis, il cosiddetto "carcere duro") e per coloro ad alto rischio di reiterazione del reato. Anche per costoro comunque, pure all'interno di una struttura penitenziaria, vige il principio dell'automantenimento e deve essere previsto lo svolgimento di un'attività lavorativa.
Ai senza fissa dimora verrà applicato un regime di semidetenzione, con obbligo del solo perottamento in una struttura penitenziaria. Gli altri, invece, saranno sottoposti a un regime di lavoro forzato domiciliare. Vale a dire che non soggiorneranno in una struttura penitenziaria ma dovranno essere costantemente rintracciabili mediante un braccialetto localizzatore (la cui efficienza e integrità deve essere controllata quotidianamente).
Il tipo di lavoro assegnato deve essere suddiviso in fue fasi: la prima, della durata non inferiore al 50% della pena, deve essere di tipo "risarcitorio", la seconda, di tipo "riabilitativo".

Il lavoro "risarcitorio" deve tendere a creare, nel condannato, una coscienza del datto arrecato e dargli la possibilità di rimediare, o per lo meno di espiare. Ad esempio, uno spacciatore potrebbe fare l'assistente in una comunità di recupero per tossicodipendenti, in modo da comprendere il danno che ha arrecato, vivendo in prima persona il dramma delle persone (tossicodipendenti ma anche familiari) e dandogli la possibilità di porre rimedio alle proprie azioni.
Questa fase è di estrema importanza e bisogna attuare meccanismi atti a impedire il rifiuto da parte del condannato. Ad esempio con un inasprimento di pena consistente in caso di scarsa collaborazione.

La seconda fase, quella di tipo "riabilitativo", ha lo scopo di reinserire la persona nella società.
Dunque, in questa fase, la persona riprende a svolgere l'attività di cui si occupava prima di essere condannata. In alternativa, può scegliere di seguire un corso di formazione professionale e uno stage in azienda.
Il sistema penitenziario deve incentivare la creazione e lo sviluppo di cooperative di ex condannati, allo scopo di facilitare il reinserimento nel mondo del lavoro, solitamente molto restio ad accettare ex detenuti nella propria forza-lavoro.

In entrambe le fasi il vitto sarà a carico della struttura penitenziaria, ma i proventi dell'attività lavorativa (qualora ce ne siano) andranno in parte allo Stato, in parte a un fondo destinato alle vittime. Nei casi in cui il condannato debba sostenere dei costi per l'affitto, questi saranno prelevati dai proventi dell'attività lavorativa. Se l'attività lavorativa non prevede remunerazione (potrebbe succedere soprattutto nella fase "risarcitoria", con attività di volontariato) o non procura fondi sufficienti al mantenim

Autore: GAMoN
Voti totali ricevuti: 26
Termine delle votazioni: 04/05/2008 21:00:00

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Eisto delle votazioni: APPROVATA
(Voti favorevoli: 23. Voti contrari: respingo=3, irrealistica=0, copiata= 0.)



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COMMENTI

zizio (05/06/2008 00:43:26) - Solo una precisazione: in questo passo "(in regime di art. 416 bis, il cosiddetto "carcere duro") il riferimento corretto dovrebbe essere all'art. 41 bis (dell'ordinamento penitenziario) poiché l'art. 416 bis (del codice penale) fa riferimento all'associazione di tipo mafioso.
 
Vav (25/06/2008 15:02:25) - Mi associo al plebiscito.
 
ManuelMartini (18/07/2008 02:39:23) - semplicemente la proposta migliore mai letta su questo sito, infatti è stata un plebiscito
 
italiadeivalori (27/06/2009 00:24:02) - bisogna costruire nuove carceri e popolare quelle inutilizzate con pene piu' severe solo cosi diminuiranno le persone in carcere cn la certezza della pena !
 
abitcis (06/04/2010 11:13:57) - come italiadeivalori!
 
Lorenzo (08/10/2010 21:37:22) - anche io concordo con l'italia dei valori
 


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