Lotta all'evasione fiscale a costo zero e aumento del potere di acquisto dei salari
PREMESSA
I governi succedutisi nel tempo hanno provato a contrastare l'evasione fiscale usando sostanzialmente due strumenti: i condoni e gli accertamenti tributari. I condoni costano poco ma le entrate che ne derivano non sono strutturali e si veicola un messaggio negativo: evadere conviene. Gli accertamenti producono entrate strutturali ma sono molto onerosi, anche alla luce del fatto che, in molti casi, all'accertamento segue una causa civile che dura in media 4 - 5 anni e spesso si conclude con un patteggiamento. In questo caso il costo amministrativo totale a carico dell Stato, fra accertamento e causa civile spesso supera l'importo recuperato.
Esiste però una terza via, che riesce a coniugare entrate strutturali e bassi costi per lo Stato (se non addirittura un guadagno immediato, come vedrete). Inoltre, favorisce l'emersione del lavoro sommerso e comporta sgravi fiscali per la collettività (quindi un aumento del potere di acquisto, che di questi tempi non è male). Vi sembra troppo bello per essere possibile? Vi ricrederete. :-)
PROPOSTA
La ricetta si basa sull'annullamento dell'asimmetricità dell'IVA: questa imposta, infatti, è neutra per i titolari di partita IVA (lavoratori autonomi, liberi professionisti e imprese), i quali possono detrarla dalle spese sostenute per l'attività professionale o di impresa, mentre è una passività (cioè un costo) per il comune cittadino. Per chiarire, un professionista che spende 1000 euro + IVA (cioè 1200 euro) per un computer, ha un costo di 1000 (i 200 euro vengono portati in detrazione); per un privato tutti i 1200 euro costituiscono un costo. Questa asimmetricità, permette ai titolari di partita IVA che offrono servizi ai privati (quindi professionisti, artigiani e commercianti) di offrire un vantaggio immediato al cliente dicendo "senza fattura risparmia l'IVA". Così, il cliente risparmia il 20% ma il professionista molto di più, senza peraltro metterci nulla di suo (l'IVA non è roba che entra nelle sue tasche: viene prelevata dal cliente per essere versata all'erario il mese dopo).
Facendo un'analisi leggermente più approfondita, scopriamo che:
- il cliente risparmia il 20% dell'imponibile
- il titolare di partita IVA risparmia il 30% di tasse + il 23% di contributi, ossia il 53% dell'imponibile
- lo Stato in totale perde il 73% fra imposte, contributi e IVA.
Stimando le tasse al 30% mi sono tenuto basso: già con 50.000 euro di reddito le tasse superano questa aliquota media. Il principale difetto di questo meccanismo è che spinge i due soggetti concorrenti (acquirente e venditore) a evadere il fisco tranedone reciproco vantaggio (a danno dell'erario), mentre dovrebbe essere introdotto un sano conflitto di interessi fra acquirente e venditore, che spinga l'erario a guadagnarci. Ed è quello che faremo.
Noterete che esiste un'asimmetria anche fra i vantaggi del cliente e quelli del titolare di partita IVA. Questa è una leva che permette di sfruttare al meglio la nostra strategia. Ma veniamo al dunque.
Si individuino alcune categorie di contribuenti la cui evasione stimata sia sufficientemente alta (dal 30% in su). Per semplicità, diciamo il 50%. Per queste categorie, si stabilisce che l'IVA possa essere interamente rimborsata al cliente, professionale o privato che sia. In questo modo, sul 50% di contribuenti onesti, l'erario perde il 20% secco (l'IVA). Ma al 50% di contribuenti disonesti viene limitata fortemente la possibilità di invogliare il cliente all'evasione, dato che l'IVA non rappresenta più un costo per lui, il professionista dovrebbe cominciare a erodere il suo vero reddito per creare un vantaggio anche al cliente. Per ogni contribuente che emerge dal sommerso, l'erario guadagna circa il 53% perdendo solo il 20%. Il punto di pareggio fra costi e benefici si raggiunge col 60% di evasori regolarizzati. Se si supera questa soglia, lo Stato ha fatto lotta all'evasione non a costo zero, ma addirittura GUADAGNANDOCI. Inoltre, il rimborso al cliente genera una spinta anti-inflattiva (diminuzione dei prezzi) con conseguente aumento del potere di acquisto dei redditi fissi. Naturalmente con questo squilibrio, alcuni venditori potrebbero essere tentati di tagliare ancora il costo fino, in linea teorica, a una cifra di poco inferiore al 53%. Ma è chiaro che l'evasione rappresenta comunque un rischio e sopra una certa soglia il rischio non vale il gioco. Possiamo considerare realistico uno sconto al cliente del 20 - 30%. Così un cliente, su 100 euro di imponibile, senza fattura, pagherebbe 70 - 80 euro. Il venditore che su 100 euro ne incasserebbe, puliti, altrettanti (il netto sarebbe stato di 47 euro, con la fattura). Questo non è lo scenario auspicabile, ovviamente, ma faccio notare che la quota di evasione conserverebbe comunque i benefici effetti anti-inflattivi.
Per recuperare una maggiore quota di evasori, si potrebbe rimborsare al cliente una quota superiore all'IVA: col 30%, ad esempio, lo sconto che i venditore dovrebbe offrire dovrebbe essere di almeno il 40% (che quindi incasserebbe 60 euro, evandendo, contro 47, in regola) e il margine di vantaggio diventerebbe così esiguo (considerato pure il rischio e il fatto che i contributi evasi deprimono la propria pensione) che non varrebbe più la pena evadere. Dunque la perdita di un ulteriore 10% rispetto al 20% dell'IVA sarebbe compensato da un più massiccio (intorno al 100%) recupero di evasione..
Riepilogando ecco un quadro sintetico dei vantaggi di questa proposta:.
- Emersione del reddito sommerso.
- Operazione a costo zero o addirittura in attivo per lo Stato.
- Spinta anti-inflattiva: aumento del potere di acquisto dei redditi fissi..
E' difficile esprimere concetti articolati in poche righe, ma spero di aver chiarito il principio. La determinazione delle categorie di contribuenti cui applicare i rimborsi, le quote dei rimborsi e la durata del provvedimento dovrebbero essere calcolati in base alla stima della quota di evasione fiscale della categoria e al reddito medio presunto (e quindi all'aliquota fiscale media applicata).
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